Cronache del Cavaliere Nero

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    Restiamo con i piedi ben piantati sulle nuvole

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    © Storia originale scritta da Maria Rosa Gasperini
    Vietata la copia senza autorizzazione.

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    CRONACHE DEL CAVALIERE NERO
    Capitolo 1: Antiche Contrade

    Virtus unita fortior: La forza unita è più forte


    In una terra ormai dimenticata e lontana, dove la neve e l’inverno erano i sovrani incontrastati vi era un forte posseduto dalla bella dama Isabel, fiera e coraggiosa fanciulla del Nord. In quelle terre ella regnava con giustizia e benignità e la gente che vi dimorava stimava molto la sua casata.

    In quelle terre vagava nella notte un cavaliere solitario di cui non si conosceva il nome e la provenienza. Era il flagello dei briganti e lo scudo dei più poveri. Tutti quelli che si imbattevano in lui cadevano sotto la sua possente spada . Il suo scudo non aveva insigne e la sua corazza era nera come la notte cosicché la gente del luogo lo nominò “Cavaliere Nero”.


    La vita scorreva lenta e quel giorno il primo Sole di primavera fece capolino da dietro le montagne, invadendo la valle di una luce quasi eterea. Dama Isabel era in piedi alla finestra mentre guardava i suoi possedimenti e sospirò rattristata. L’inverno era stato particolarmente duro e gli abitanti del borgo erano venuti nelle sue aule a chiedere la grazie di più cibo e di sementi resistenti all’inverno. Avevano mogli e figli da sfamare. Il suo cuore era rattristato perché non c’erano abbastanza provviste per tutti e di rifornimenti erano lenti ad arrivare a causa della molta neve caduta nei valichi verso Oriente. Aveva le mani legate.
    Fece chiamare il suo consigliere, Giovanni detto il Bardo, perché conosceva molte tradizioni del luogo, ma dama Isabel l’aveva voluto nella sua casata per la sua lungimiranza e saggezza.
    “Mi avete mandato a chiamare mia signora?” Comparve un uomo vestito di pellicce pregiate e camminava reggendosi sul suo bastone. Aveva l’aspetto di un antico re del passato, fiero e nobile nel portamento, forte e deciso nell’oratoria. I suoi occhi si posarono su quelli della bella dama.
    “Ho bisogno del vostro giudizio e del vostro consiglio.” Giovanni rise e si avvicinò alla finestra ringraziando il Signore per quel bel tepore mattutino.
    “Debbo partire Giovanni.”
    “Per dove mia signora?” Chiese mentre si sedeva su uno sgabello di legno.
    “Laggiù, nel borgo.” Isabel lo vide sobbalzare. “Non siete avventata! Sapete quali sono i pericoli che vi attendono là, in mezzo a contadini e pecorari!”
    “Non posso starmene inerme mentre la mia gente muore di fame! I miei emissari sono partiti più di tre settimane fa e non ho ancora loro notizie. Hai visto anche tu quei padri di famiglie, hai visto i loro visi scavati dalla fame e dal freddo.”
    “Si li ho veduti, ma io devo anche proteggere la vostra persona. Non posso mandarvi in mezzo a lupi!”
    Le loro voci si udirono per tutte le stanze del forte, mentre la discussione di accendeva. All’improvviso furono interrotti da una terza voce ilare.
    “Mio caro Giovanni urlate già di primo mattino?” L’uomo si alzo dallo sgabello e porse il suo saluto.
    “Buon giorno mio sire.” Isabel salutò l’ultimo arrivato e finalmente sorrise.
    “Lieto di vederti Marcus.” Il ragazzo le baciò la mano. “Non ho potuto fare a meno di venire nella sala. Si sentivano le vostre urla fino alle scuderie. Cosa sta succedendo.”
    “La follia attraversa la mente della nostra signora!” Borbottò Giovanni stringendo il bastone per la collera. “Vuole partire per il borgo.” Il sorriso divertito sparì dal volto del giovane. “Mia signora se posso parlare la vostra non è una scelta molto saggia. È pericoloso vagare per le terre in questi ultimi tempi. Soprattutto con il Cavaliere Nero che vaga per i sentieri.”
    “Oh ma sentiteli! Ancora con questo misterioso cavaliere! Io non ci credo a queste sciocchezze!” Guardò i due con aria stanca. “Devo andare a parlare con quella gente, rassicurarla e portar loro qualcosa che per noi è superfluo.”
    “Mia signora non potete spendere le vostre ricchezze in questo modo, lasciate che sia la Chiesa a preoccuparsi di poveri e mendicanti!”
    “Bell’esempio di carità!” Controbatté lei. “Se voi siete seduto in questo forte avvolto da quelle belle pellicce è grazie a quella gente che ha contribuito ad accrescere le nostre ricchezze e a coltivare i nostri campi! È mio dovere aiutarli.” Il Bardo si congedò con un gesto di stizza e i due giovani rimasero soli.
    “Che notizie mi porti Marcus?” Il ragazzo si avvicinò e srotolò una lunga pergamena mentre Isabel con pazienza ascoltava gli editti di quel giorno. Quando ebbero finito Marcus invitò Isabel a fare una bella cavalcata. “Un po’ d’aria fresca vi farà bene.” Disse.





     
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