L'ultimo respiro

Sovrannaturale

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    Indice
    Prologo




    Prologo



    Ci sono delle storie che non hanno un vero inizio, in cui gli avvenimenti si incatenano uno dietro l'altro senza che sia possibile risalire alla fonte del tutto. Storie che seguono un processo ad anello, non si aprono e non si chiudono, in un susseguirsi senza fine. Questa è una di quelle. Quando il pericolo peggiore che si possa immaginare ha cominciato a minacciare la Terra, i nostri eroi erano lì per cercare di fermarlo, per salvaguardare il pianeta. Detto così sembra fossero predestinati ad essere in quel posto, pronti a combattere, pronti a rischiare la vita. In verità non è così, una serie ben determinata di eventi ha condotto a quello scontro, una serie di scelte e di incontri senza cui tutto questo non sarebbe stato possibile. Se voi ora siete tranquilli nelle vostre case e vi state gustando questo racconto significa che la Terra è salva, significa che i nostri eroi hanno trionfato. Come?! Non ricordate niente di questa spaventosa catastrofe? Ma è naturale! E' stato necessario cancellarvi la memoria per evitare che la vostra mente fosse soggetta alla Verità...si sa che di questi tempi le persone sono allergiche a questa strana malattia, meglio non rischiare il contagio...
    Comunque la Terra c'è e ci siete anche voi che state leggendo e credo che a questo punto sia giusto omaggiare i nostri eroi con un racconto che narri le loro gesta e le tramandi ai posteri (nella speranza che la nuova generazione sia meno allergica a quel morbo nemico del governo e della Chiesa).
    Come faccio a sapere tutte queste cose? Perché io ero lì con loro; anche se non potevano vedermi ho seguito lo sviluppo della vicenda fin dall'inizio.
    Chi sono io? Oh, chiamatemi Destino....

    I capelli rossi leggermente arruffati, gli occhi color smeraldo che osservavano tutto, Tessa aspettava...cosa? Non lo sapeva nemmeno lei...semplicemente aspettava, seduta al bancone di quello squallido bar di periferia: l'unica nota di colore nella sua vita altrimenti grigia. Figlia unica, genitori benestanti, villa con piscina, aveva tutto quello che si poteva desiderare; tutto, meno il brivido dell'avventura. Era l'abitudine ad annoiarla, la classica routine quotidiana, quando tutto segue un ordine prestabilito e accade semplicemente quello che deve accadere. Ma forse a ben pensarci quella stessa abitudine che disprezzava era il suo unico scudo, la bolla rosa che la proteggeva da un mondo che forse per lei sarebbe stato troppo crudo. Persa com'era negli agi e nelle comodità che la vita le offriva; convinta, come solo lei poteva esserlo, che la vera piaga della società moderna fossero le doppie punte; come poteva cavarsela in un mondo come quello che l'aspettava fuori dalla bolla? Una ragazzina viziata, dunque, che anela a un brivido che non potrebbe reggere, semplicemente perché non apprezza una comoda vita che molti altri vorrebbero.
    Niente di più diverso dal classico profilo dell'eroe, allora perché siamo qui, in questo bar, ad aspettare le mosse di una principessina snob?
    Perché è proprio qui che ha inizio la nostra storia. Sì, d'accordo, da qualche parte nel mondo qualcuno stava già gettando tutte le premesse...sì, ma questo non importa. Lo snodo fondamentale si trova proprio qui, in un semplice bar, popolato da persone assolutamente normali, intente a bere qualcosa da sole o con gli amici. Persone che magari prima erano proprio come Tessa, prima di ottenere dei poteri in grado di renderle forti, di renderle capaci di atterrare il nemico. E, ancora più importante, prima di ricevere una lezione che non potranno mai dimenticare...

    Ma sto correndo troppo, facciamo un passo indietro, analizziamo al microscopio ciò che succede quando ci troviamo in un punto importante della nostra vita, ad un bivio che contiene in sé la risposta alla domanda: chi sono io?
    La cosa più divertente? Tutti sanno dell'esistenza di quel bivio, e tutti lo aspettano, alcuni con ansia, altri con trepidazione, ma entrambe le categorie se lo aspettano, più o meno, allo stesso modo: epico. Una macchina che sta per investire un bambino, dei malviventi che cercano di scippare una vecchietta, il test di ammissione ad una prestigiosa università...A nessuno viene in mente che, quel bivio, potrebbe essere semplicemente rappresentato da una piccolissima scelta quotidiana, come la scelta del bar in cui prendere un caffè. Eppure, spesso, il bivio si nasconde proprio nelle pieghe della banalità....

    Tessa ancora aspetta, seduta sulla sedia davanti al bancone. Solo pochi secondi, prima che un'altra figura faccia la sua comparsa sul palcoscenico.
    “Butch, una birra alla spina per me...e...lei signorina che cosa prende?”
    Colei che ha appena parlato è una ragazza abbastanza alta, sicuramente più di Tessa, la cosa è evidente anche se la rossa è seduta mentre la sconosciuta in piedi, appoggiata pigramente al bancone; i suoi occhi cobalto scrutano la ragazzetta snob, mentre la mano scuote leggermente i lunghi capelli ondulati, che nel buio del bar appaiono neri, ma, a giudicare dai leggeri riflessi che si intravedono grazie ad alcune lampade, potrebbero anche essere semplicemente castano scuro.
    Tessa la osserva, stupita da quella proposta celata, ma subito un sorriso si dipinge sul suo volto: in fondo accettare da bere da una sconosciuta è uno dei sistemi con cui può raggiungere quel brivido che crede di volere.
    “Per me un martini, grazie”
    Il barista annuisce e inizia a preparare il tutto, senza alzare la testa dal bancone. Il capo dell'uomo si solleva solo quando consegna i drink richiesti e subito i suoi occhi si fissano in quelli della castana. Un leggero sorriso nasce sul suo volto, ma lui non dice niente, semplicemente torna a lavorare come se niente fosse. Subito dopo le due ragazze si siedono a un tavolo libero, posando le bevande sul tavolo e accomodandosi. Da questo momento si può dire che prende davvero avvio la nostra avventura.

    “Allora...io mi chiamo Robin, e tu?”
    “....Tessa”
    “E' un bel nome”
    Il sorriso della sconosciuta era dolce, forse anche troppo, era come se ci fosse una nota stonata nel quadro d'insieme e la rossa cominciava a sentirsi a disagio.
    “Bé...sì, immagino di sì”
    Per evitare di dover guardare la ragazza negli occhi, Tessa cominciò a bere il suo drink, lentamente, come se stesse studiando le mosse di un avversario temibile.
    Robin, dal canto suo, continuava a sorridere tranquillamente, senza aver ancora toccato la birra.
    “E...che fai nella vita, Tess?”
    Già era passata allo stadio di confidenza necessario per utilizzare un nomignolo
    “Oh...io...studio...tu?”
    Nonostante il disagio, Tessa sentiva di dover continuare la conversazione, c'era una sorta di senso di educazione sociale che la spingeva a non correre via per rifugiarsi tra le mura domestiche...insomma, non sarebbe stato molto carino, forse sarebbe passata per una sociopatica, quindi la scelta migliore, alla fine, era restare seduta, sempre più a disagio, anche se avrebbe voluto trovarsi da un'altra parte.
    “Io sono apprendista meccanico, lavoro in un'officina nella speranza di poter prendere, un giorno, il posto del titolare”
    Tessa rimase sorpresa da questa risposta e la sua espressione tradiva il suo pensiero.
    “...meccanico? In verità ho sempre pensato che fosse un lavoro da uomini”
    Robin rise della risposta, scuotendo appena la testa.
    “Non sono d'accordo. Ma anche se fosse...il mio amico Butch continua a dire che sono un'anima maschile rinchiusa in un corpo femminile...quindi...”
    E intanto con un cenno del capo indicò il barista, che stava facendo finta di lucidare il bancone mentre in realtà non si perdeva una sola parola, cosa che avevano ben capito le persone al bancone, inutilmente in attesa di una birra che tanto non sarebbe arrivata.
    Tessa ridacchiò leggermente, il disagio stava lentamente scomparendo e quella ragazza sembrava simpatica, in fondo.
    Nell'aria si sentì uno squillo chiaro e penetrante, e Tessa si affrettò a prendere il cellulare dalla borsa.
    “Scusa, è la sveglia”
    Robin spalancò gli occhi, stupefatta.
    “...la sveglia?!”
    “Ehm...sì...sai, i miei non mi fanno stare troppo fuori, la sera tardi...e così....”
    Il rossore sul suo volto denotava un forte sentimento di vergogna, ma Robin si affrettò a sorridere per non metterla a disagio ulteriormente.
    “Tranquilla, capisco, nessun problema...vuoi che ti accompagni a casa? Ho la macchina, fuori”
    Una richiesta tranquilla, fatta con tono pacifico, eppure nuovamente Tessa sentì la stessa nota stonata avvertita poco prima.
    “No, non serve, non disturbarti...”
    Robin si alzò, sistemando le sedie a loro posto e togliendo i bicchieri, rendendo il tavolo pronto per i successivi clienti.
    “Nessun disturbo, tanto qui mi annoio; Butch ha da fare, non può sempre avermi attorno...vero?!”
    La domanda era rivolta verso il giovane, che continuava a pulire il bancone incurante delle richieste dei clienti, ben sapendo che così rischiava il licenziamento. Il ragazzo alzò a testa e l'occhiataccia dell'amica gli fece capire che c'era una sola risposta giusta.
    “No, infatti...è meglio se torni a casa”
    Subito dopo si rivolse finalmente ai clienti, giusto perché in effetti quel posto gli serviva per pagarsi gli studi.
    Tessa nel frattempo si era arresa e si diresse fuori insieme a Robin, dirette verso la macchina di quest'ultima.

    “Ecco, sali”
    Robin aprì la portiera della sua macchina, una bella auto sportiva nera con delle fiammate sulla fiancata, era stata ottenuta unendo insieme pezzi di altre auto, ma la tinta aiutava a mascherare il trucco e una persona inesperta non se ne sarebbe mai accorta. Tessa era inesperta.
    “Bella macchina!”
    “Grazie”
    La rossa entrò e si mise comodamente a sedere nel posto riservato al passeggero, mentre Robin si accomodava alla guida.
    “Allora, dove abiti?”
    Tessa arrossì leggermente, come ormai le era accaduto di frequente durante quei pochi minuti con Robin.
    “Ecco...vedi quella grande casa rosa...lì, sulla collina? Ecco, io abito lì...” fece una piccola pausa “E quei due puntini neri alla finestra devono essere i miei genitori!”
    Robin ridacchiò allegramente
    “Diavolo! Ti controllano fin troppo!”
    “Già...per questo faccio sempre attenzione”
    “Ma se noi li vediamo come dei puntini, anche loro ci vedono così, di che ti preoccupi?”
    Improvvisamente Tessa tornò a sentirsi a disagio.
    “Sì, lo so...ma comunque...non so, è che...”
    Si girò verso Robin per continuare il discorso, ma accadde qualcosa che non aveva affatto previsto. Non appena si girò trovò le labbra di Robin a contatto con le sue.
    Subito si ritirò di scatto da quel bacio rubato.
    “Ma che fai?!”
    Robin sorrise maliziosamente
    “Oh, non credo che ti sia dispiaciuto...comunque era per dimostrarti che non ti vedono. Ora ti accompagno a casa e vedrai che non ti diranno niente per esserti fatta baciare da un'affascinante donna dai capelli scuri”
    Tessa si sentì improvvisamente infuriata, terribilmente infuriata, e la cosa strana è che non era infuriata per essere stata baciata a tradimento. No, affatto. La sua ira derivava solo dalla risposta di Robin, dal fatto che l'avesse baciata senza un reale motivo...
    Insomma, se l'avesse fatto perché le piaceva allora avrebbe anche potuto accettare quel bacio, ma non così!
    “No! Vado a casa da sola!”
    Come una furia scese dall'auto e si diresse verso casa a passo di marcia. Robin la lasciò andare, sorridendo leggermente e scese anche lei dalla vettura, per tornare dentro il bar.
     
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